CALABRIA. LA SALUTE DELLE DONNE CONTINUA A RESTARE INDIETRO

Screening oncologici sotto il 10% e consultori depotenziati: «Servono rete territoriale e cultura della parità».

Intervista

«In Calabria la sanità è in crisi da anni, ma quella delle donne è un’emergenza nell’emergenza. Gli screening oncologici femminili non raggiungono il 10%, i consultori sono depotenziati, l’obiezione di coscienza rende quasi impossibile l’accesso all’IVG, e la medicina territoriale è praticamente assente».

A parlare è Amalia Bruni, Componente Terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative, già vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Calabria.

Disparità di genere e scarsa prevenzione

«La sanità calabrese vive da anni una crisi strutturale» spiega. «Il lungo commissariamento ha bloccato il turn over (da luglio 2010, con varie proroghe, a oggi ndr), impedendo l’assunzione di personale, assieme alla pandemia che ne ha ulteriormente indebolito il sistema. I fondi ci sarebbero, ma spesso non vengono spesi per mancanza di capacità organizzativa. In più, assistiamo a una carenza fortissima di medicina territoriale: i cittadini finiscono per intasare i pronto soccorso anche per patologie che dovrebbero essere seguite dal territorio» ad esempio rivolgendosi al proprio medico di base o alla Guardia medica.

E per le donne? tutto questo si traduce in una vera e propria disparità di accesso alle cure. «I dati sono impietosi» denuncia Bruni, citando il recente Report 2024 elaborato da Svimez, in collaborazione con Save the Children, relativo ai dati del 2023 proprio sulle disuguaglianze nel sistema sanitario italiano. «Negli screening oncologici siamo fermi sotto il 10%, un livello vergognoso. La prevenzione non è garantita: ci sono donne che non riescono a fare una mammografia o un Pap test nei tempi previsti. In alcune zone gli esami vengono erogati solo un giorno a settimana».

Eppure qualche strumento ci sarebbe, come i test per il Papilloma Virus (HPV), una famiglia di virus composta da oltre duecento genotipi virali. L’infezione da HPV è la più comune infezione sessualmente trasmessa e, ad oggi, è l’unica riconosciuta come causa necessaria per l’insorgenza del tumore della cervice uterina. «I test HPV sono già disponibili, ma scarsamente utilizzati. Servirebbe una rete diagnostica moderna che coinvolga anche il privato accreditato, in modo da coprire le carenze del pubblico e garantire davvero il diritto alla prevenzione» sottolinea la consigliera, medica specialista in Neurologia e professoressa ordinaria di Neurologia e Genetica medica, oltre che direttrice del Centro regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme (CZ).

La prevenzione, poco presente e poco marcata sul territorio, rappresenta un grosso ostacolo alla cura della salute femminile. «Il tema è anche culturale: molte donne non ricevono informazioni adeguate sull’importanza della prevenzione o su come accedere ai servizi. Bisognerebbe investire molto di più in campagne di informazione e in percorsi dedicati».

Medicina di genere ancora agli inizi

Nonostante tutto, sul fronte della medicina di genere, qualcosa si muove. «Abbiamo attivato un tavolo regionale e un osservatorio collegato a quello dell’Istituto Superiore di Sanità (istituito nel 2020, allo scopo di monitorare l’applicazione della medicina di genere in Italia e promuovere e indirizzare le attività volte alla sua diffusione ndr). È un primo passo importante, perché molte patologie si manifestano in modo diverso negli uomini e nelle donne, e le risposte cliniche e farmacologiche devono essere personalizzate. Ma ora bisogna fare in modo che questa visione entri davvero nella pratica clinica quotidiana».

Consultori e Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG): diritti a rischio

Particolarmente critico è il quadro dei consultori familiari. Infatti, stando alla Riorganizzazione della Rete Territoriale Consultoriale pubblicata dalla Regione a luglio 2023 e relativa all’anno precedente, i consultori presenti in Calabria sono 59, a fronte dei 93 previsti dalla legge. A gennaio 2025, la Regione ha pubblicato un documento di programmazione/riorganizzazione intitolato “Rete consultoria le in Calabria“, dove si prevederebbe di aumentare il numero dei consultori familiari a 96 strutture: «Sono depotenziati, manca personale medico e il fenomeno dell’obiezione di coscienza è molto alto, fino a rendere quasi impossibile garantire il diritto all’IVG in modo sicuro e rispettoso della legge» denuncia Bruni. Inoltre, la consigliera esprime forte preoccupazione per il tentativo di alcune Regioni, come Lazio, Marche e Toscana, di aprire i consultori alle associazioni antiabortiste: «Non è accettabile. I consultori devono essere luoghi di libertà, di ascolto e di sostegno, non spazi in cui le donne vengono giudicate o ostacolate. Su questo continuerò a vigilare». Si parla infatti del decreto PNRR, convertito nella Legge 29 aprile 2024 (n.56), la quale ha introdotto la norma che permette alle regioni di coinvolgere associazioni “Pro vita” all’interno dei consultori interferendo, bloccando e manipolando l’autodeterminazione delle donne.

Violenza di genere: una legge da rafforzare

Anche sul contrasto alla violenza di genere il lavoro da fare è ancora tanto. «La legge regionale, attualmente in vigore, risale al 2007 ed è ormai superata. Ho presentato una nuova proposta di legge che avrebbe permesso di rafforzare la rete dei centri antiviolenza e dei servizi, e di investire di più sulla prevenzione e sull’educazione nelle scuole» spiega Bruni. Purtroppo, la maggioranza ha approvato, in data 25 giugno 2025, un testo «meno incisivo. Peccato, perché questi temi dovrebbero unire e non dividere. Continuerò comunque a battermi per migliorare gli strumenti a disposizione».

Tra le proposte su cui Bruni punta c’è anche quella per introdurre nei programmi scolastici percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, fondamentali per prevenire la violenza e per promuovere relazioni rispettose.

Inoltre, una battaglia importante è quella per istituire la figura dello psicologo di base: «In Calabria, abbiamo una carenza enorme di supporto psicologico. I giovani in particolare stanno pagando un prezzo altissimo in termini di disagio e solitudine. Lo psicologo di base potrebbe essere un aiuto concreto, facilmente accessibile sul territorio».

Per Bruni, il quadro generale sulla condizione delle donne è allarmante: «Il gender gap sta crescendo, lo dicono tutti i dati internazionali (secondo gli ultimi dati Istat riportati sul Piano di Uguaglianza di genere 2024-2026 ndr). In Calabria è ancora più forte: troppe donne sono costrette a rinunciare alla propria salute per occuparsi di figli, anziani e malati. Senza servizi adeguati, l’onere ricade sempre sulle donne».

«La parità non è mai acquisita una volta per tutte. Bisogna costruirla ogni giorno, investendo sulla cultura, sui diritti, sui servizi. E soprattutto bisogna difendere i diritti conquistati, perché in questo momento vedo segnali pericolosi di arretramento. Non possiamo permettercelo».

Maria Francesca Gentile

Caterina Caparello




Torna in alto